3/2002
January
Che cosa impariamo dalla crisi argentina?
 
Patrizio Bianchi


La crisi istituzionale culminata il 20 dicembre nelle dimissioni del Presidente Fernando De la Rua ha basi economiche che non possono essere lette solo attraverso la pur rilevante lente del debito estero del paese. Certamente l'enorme debito estero, che ha avuto come conseguenza la dichiarazione di insolvibilità come primo atto del nuovo capo di stato provvisorio, Adolfo Rodriguez Saà, e del suo immediato successore, Duhalde è la manifestazione più evidente del male argentino, di cui tuttavia è bene analizzare con attenzione le debolezze strutturali ed in particolare, per noi, le motivazioni del vero e proprio default industriale.
Ricordiamo in breve le tappe della storia argentina, per poi proporre alcune
considerazioni sul ruolo dell'industria nello sviluppo del paese. Porremo quindi
attenzione al Piano di Convertibilità, che Cavallo propose agli inizi degli anni novanta, per giungere infine a questa ultima crisi.
In estrema sintesi la storia dello sviluppo dell'Argentina si può fissare in tre grandi fasi, ognuna però segnata al suo interno da drammatici eventi politici e da una notevole instabilità economica: gli anni del modello basato sulle esportazioni agricole (dalla metà dell'ottocento fino al 1930), gli anni del modello di sostituzione delle importazioni (dal
1930 alla metà degli anni settanta), gli anni della apertura unilaterale (Kosacoff, 2000, p.36).

 
Download:   PDF File - 90.41 KB (PDF File - 90.41 KB)