Da qualche tempo ci si è resi conto che le varie politiche economiche condotte dalla Comunità europea negli Stati membri e tendenti al perseguimento di specifici obiettivi (ad esempio, il sostegno al settore agricolo per la PAC e la convergenza interregionale per le politiche strutturali) producono, più o meno direttamente, anche un effetto distributivo (tra settori produttivi, classi sociali ed aree geografiche), il quale risulta accentuato dal sistema utilizzato per il finanziamento del bilancio comunitario.
In merito a tale fenomeno, però, le conoscenze attualmente disponibili sono alquanto carenti, giacché sono stati svolti solamente alcuni studi da parte di qualche Istituto di ricerca (come il C.E.P.R.) e, più recentemente, anche della stessa Commissione europea, ma tutti affrontano la questione a livello di Stati e non di singole regioni all'interno di essi.
Con il presente lavoro ci si propone di verificare gli effetti distributivi tra le regioni amministrative conseguenti alla conduzione in Italia delle politiche economiche comunitarie aventi immediati risvolti sul piano finanziario durante il quinquennio 1994-98.
A questo fine si ricorre al noto metodo rappresentato dal calcolo del "residuo fiscale", il quale viene ottenuto a livello di regioni italiane mediante una serie di stime circa sia i benefici che i costi connessi a tali politiche cofinanziate dalla Comunità europea.
Tra i risultati ottenuti quelli degni di maggiore interesse appaiono i seguenti:
- la determinazione del segno e dell'ammontare del beneficio fiscale netto che risulta particolarmente variabile non solo tra Centro-Nord e Sud, ma anche all'interno di ciascuna circoscrizione geografica, cioè per singole regioni;
- il tentativo di individuare i presumibili fattori sociali, economici ed istituzionali che stanno alla base di tale fenomeno, tra cui anche la diversa efficienza gestionale dimostrata dalle Amministrazioni pubbliche responsabili della conduzione delle politiche strutturali della C.E.
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