Le analisi sulle realtà produttive dei paesi ricchi e su quelle delle aree economicamente arretrate documentano che: a) come ormai è ampiamente riconosciuto e come evidenzia la letteratura che fonda le proprie riflessioni sulle esperienze dei paesi a consolidata industrializzazione, i sistemi d'imprese (non solo territoriali) possono esprimere performance collettive di grande rilievo; b) come forse è meno noto, il clustering, e cioè la concentrazione spaziale e settoriale d'imprese, è un fenomeno diffuso in gran parte delle realtà economicamente arretrate. Il progressivo consolidarsi
della letteratura che supporta queste due tesi ha fatto sì che nelle sedi di politica, a livello locale, regionale e internazionale la questione delle potenzialità di crescita offerte da un cluster d'imprese sia diventato un tema centrale. In questo quadro il dibattito di "policy" si è concentrato sulle possibili strade che permetterebbero ad un sistema (territoriale) caratterizzato dalla presenza di una pluralità di imprese affini di evolvere verso tipologie organizzative complesse capaci di sfruttare pienamente i vantaggi dell'efficienza collettiva. In realtà la riflessione teorica e l'evidenza empirica dimostrano che i fenomeni di clustering possono evolvere verso forme sistemiche complesse (come quelle idealtipiche del distretto) ma è necessario ribadire che tale eventualità rimane una possibilità e non
uno scenario futuro certo.
In questo quadro il saggio che segue è dedicato al concetto di efficienza collettiva, alla complessità evolutiva dei fenomeni di clustering e ai passaggi chiave che in questo ambito la politica si trova a dover affrontare.
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