Il presente lavoro è dedicato all'analisi della partecipazione dei lavoratori nell'ambito dell'Unione Europea. Come la stessa Commissione Europea sottolinea nel Libro Verde del 1997 "Partenariato per una nuova organizzazione del lavoro", i nuovi modelli organizzativi influenzano le procedure di informazione, consultazione e negoziazione tra direzioni aziendali e rappresentanze sindacali. L'intervento di queste ultime deve ampliarsi e divenire sempre più complesso. In tale contesto "il ruolo dei lavoratori all'interno dei processi decisionali e il bisogno di rivedere e rafforzare gli accordi per un coinvolgimento dei lavoratori e delle loro rappresentanze nelle imprese diviene una questione essenziale". L'obiettivo è quello di presentare le tre diverse prospettive lungo cui si sviluppa la nozione di partecipazione dei lavoratori nell'ambito della normativa comunitaria: 1) partecipazione come complesso di diritti di informazione e di consultazione, concernenti determinate decisioni delle imprese; 2) partecipazione come presenza dei rappresentanti dei lavoratori negli organi societari di amministrazione e di vigilanza; 3) partecipazione economica e finanziaria dei lavoratori al rischio o al capitale dell'impresa.
Per un concreto sviluppo della partecipazione l'Unione Europea ha adottato due strumenti principali: il dialogo sociale, e la partecipazione finanziaria. Il dialogo sociale europeo, che si configura come una vera e propria concertazione sociale, trova riconoscimento giuridico nel Trattato sull'Unione Europea del 1992, nel Trattato di Amsterdam del 1997 e di Nizza del 2001. Per quanto concerne lo sviluppo di schemi di partecipazione finanziaria (partecipazione agli utili e partecipazione azionaria), l'attenzione si è rivolta agli interventi adottati dall' Unione Europea in favore di una sua diffusione all'interno degli stati e dall'analisi degli obiettivi degli schemi di partecipazione adottati nei tre principali paesi europei: Francia, Regno Unito e Germania.
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