In vista della scadenza del periodo di programmazione attualmente in corso, nonchè del prossimo allargamento dell'U. E. ad una diecina di P.E.C.O., nel corso del 1997 la Commissione europea ha delineato in "Agenda 2000" una profonda riforma delle politiche comunitarie per la coesione economica e sociale.
Tale riforma si richiama alla necessità di applicare con maggior rigore i principi cui si ispirava la riforma dei Fondi strutturali introdotta nel 1988, tra i quali quello della concentrazione delle risorse finanziarie impiegate nella politica di riequilibrio interregionale al fine di aumentarne l'efficacia.
Finora la maggiore implicazione che è stata colta riguarda la conseguente riduzione della popolazione assistibile (dal 51 % al 35 - 40 % di quella totale) a scala europea.
In realtà, un altro non trascurabile effetto sembra essere costituito da un arretramento o, quantomeno, da una netta battuta d'arresto di quel processo evolutivo che la politica regionale della C.E. aveva fatto registrare negli ultimi anni e che l''ha imposta come una politica "strutturale", di notevole rilievo anche in termini finanziari.
Al fine di dimostrare il ruolo centrale ormai assunto dalla politica strutturale comunitaria si è qui provveduto ad una sintetica rassegna dei principali contenuti manifestati dalle politiche di settore (dalla politica agricola a quella urbana) condotte dalla Comunità tra la seconda metà degli anni '80 e la prima metà del decennio successivo, in modo da evidenziarne i punti di contatto con quelli della politica di riequilibrio tra le diverse aree dell'Europa.
In effetti, nel periodo considerato si è assistito ad una progressiva integrazione tra le politiche settoriali e quella strutturale, ma tale processo non può ritenersi ancora del tutto concluso e perfetto.
Pertanto, se si continua a considerare la coesione tra le regioni dell'U.E. come una delle finalità prioritarie che la Comunità deve per seguire nello svolgimento della propria politica, risulterebbe più opportuno rendere almeno più numerosi e solidi i punti di convergenza attualmente esistenti tra le varie politiche economiche comunitarie, così da rafforzare il processo di integrazione economica e sociale tra gli attuali Stati membri, quale condizione per procedere con maggiore probabilità di successo nell'ormai inevitabile allargamento verso Est
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