Negli ultimi anni lo studio dei sistemi retributivi incentivanti, tradizionalmente affrontato dalla letteratura aziendale, ha trovato una considerevole diffusione anche in quella economica (Prendergast, 1999). Ciò è da attribuirsi in misura preponderante allo sviluppo della teoria dell'agenzia (Baron-Kreps, 1999; De Paola, 2003), fondata sull'analisi dei comportamenti individuali in condizioni di informazione asimmetrica e incompleta. Essa rappresenta il paradigma teorico sul quale si sono innestati nell'ultimo decennio anche numerosi lavori empirici. Occorre tuttavia distinguere tra sistemi di incentivazione individuale (direttamente riconducibili alla agency theory) che rispondono a logiche management oriented, e meccanismi retributivi premianti collettivi, la cui diffusione ha motivazioni sostanzialmente industrial relations oriented. Per questi ultimi gran parte delle ricerche empiriche ha focalizzato la propria attenzione su diffusione e caratteristiche del salario variabile negoziato tra direzione aziendale e rappresentanze sindacali (Cainelli-Fabbri-Pini, a cura di, 2001; Origo, 2000; Prosperetti-Ravanelli-Caironi, 1996).
In questo lavoro, impiegando i dati dell'indagine condotta sulle imprese industriali di Reggio Emilia dal Gruppo di ricerca dell'Università di Ferrara, vengono esaminate le forme di incentivazione individuale e i meccanismi retributivi premianti di tipo collettivo (MRP). Anzitutto analizziamo, nel paragrafo 1, le modalità di valutazione dei dipendenti, le quali sono strettamente associate all'erogazione di bonus ed incentivi individuali. Nel paragrafo 2, con riferimento ai MRP, vengono analizzate alcune caratteristiche e modalità di erogazione, oltre che le motivazioni di adozione dichiarate dalle direzioni aziendali e dalle rappresentanze. Infine, nel paragrafo 3 si ricostruisce la composizione della retribuzione distinguendo tra imprese con e senza MRP.
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