A seguito dell'accordo del luglio 1993 l'adozione di contratti aziendali che prevedono un legame tra retribuzioni e performance d'impresa si è diffusa significativamente, assumendo una dimensione consistente anche in sistemi locali senza peraltro coinvolgere l'insieme delle imprese dove viene effettuata contrattazione collettiva.
La decisione di corrispondere aumenti retributivi in forma reversibile risponde alle convenienze delle parti sociali in fase contrattuale, anche in presenza di (limitati e molto recenti) vantaggi contributivi.
La letteratura economica ha indicato varie motivazioni che condurrebbero l'impresa ad adottare schemi retributivi premianti: meccanismi di incentivazione, distribuzione di redditività e profittabilità aziendale, ripartizione del rischio d'impresa, partecipazione dei lavoratori; al contempo, l'analisi empirica ha teso ad evidenziare quali siano i fattori esplicativi della probabilità di adozione/sottoscrizione.
Obiettivo di questo lavoro è quello di esaminare le motivazioni e le determinanti della sottoscrizione di accordi aziendali che prevedono il premio di risultato nel territorio della provincia di Bologna negli anni novanta, mediante un'analisi econometrica dei fattori che ne influenzano la probabilità per un campione di 232 imprese industriali sopra i 50 addetti, di cui 72 hanno introdotto schemi retributivi premianti basati su indicatori di performance aziendale.
Caratteristica di questo studio è quella di prendere in esame la contrattazione aziendale sul premio di risultato condotta negli anni recenti in uno specifico sistema produttivo locale dalla maggior parte delle imprese industriali con una dimensione superiore ai 50 addetti
|