La consistenza quantitativa e la diffusione territoriale ormai raggiunte dagli strumenti della programmazione negoziata (patti territoriali, contratti d'area e contratti di programma) forniscono un'idea dello sforzo attualmente profuso anche in Italia nelle politiche di sviluppo a favore delle aree depresse del paese, le quali poggiano su due grandi capisaldi: lo sviluppo dei sistemi locali, cioè la promozione dell'imprenditorialità, e la realizzazione delle politiche comunitarie di coesione economica e sociale, imperniate sulle infrastrutture.
In effetti, il coordinamento tra queste due componenti - nonostante i reiterati tentativi condotti in sede normativa - non appare di così facile soluzione, a causa ovviamente di vari fattori, tra cui la diversa origine dei due tipi di politica di riequilibrio territoriale.
Pertanto, il presente lavoro si propone di verificare l'effettivo grado di coordinamento rinvenibile dal punto di vista istituzionale tra gli strumenti della politica regionale nazionale e quelli della politica strutturale della Comunità europea, conducendo una dettagliata ricostruzione della normativa emanata in materia negli anni più recenti e tuttora in fase di prima applicazione, nell'intento di evidenziare il ruolo affidato agli enti pubblici operanti a scala regionale.
La conclusione a cui si giunge è che, sebbene possano essere colte molte affinità tra la politica italiana e quella comunitaria per lo sviluppo economico ed il riequilibrio interregionale (in fatto di uniformità organizzativa e procedurale nella realizzazione degli interventi, di unificazione delle misure di incentivazione nell'Equivalente sovvenzione, netta o lorda, ecc.), permangono alcune differenze sostanziali: in particolare, per quanto concerne l'ambito territoriale di intervento, giacchè quello individuato dalle Autorità italiane non coincide con quello indicato dalla Commissione europea per il perseguimento degli obiettivi 1, 2 e 5b dei Fondi strutturali, nonchè la ripartizione delle responsabilità e dei compiti tra le Amministrazioni pubbliche centrali e quelle locali.
Mentre nei meccanismi di concertazione a livello comunitario alle Regioni è riconosciuto un ruolo di fondamentale importanza con la elaborazione del piano di sviluppo regionale, nell''ambito della programmazione negoziata si punta ad un rapporto più diretto tra Ministero del Bilancio ed Enti locali, a cui spetta - rispettivamente - di coordinare e finanziare lo strumento prescelto oppure di promuoverlo ed attuarlo.
Si ritiene che in tal modo l''Ente Regione rischi di essere emarginato dalla realizzazione delle politiche di sviluppo promosse sul proprio territorio, quando invece va opportunamente investito dei compiti di indirizzo e coordinamento a livello infraregionale che gli sono propri, secondo il principio di sussidiarietà
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